Il Circolo di Azione Giovani di Monza è dedicato a Federico II, il falco di Svevia, re con una vocazione imperiale dell'Europa, ghibellino attento al senso religioso, europeo e mediterraneo, identitario e aperto al confronto con le altre culture, amante della cultura e uomo del fare.
IL FALCO DI SVEVIA
Federico II di Svevia (Jesi, Ancona 26 dicembre 1194 - Castel Fiorentino presso Torremaggiore, Foggia 13 dicembre 1250), della famiglia di Hohenstaufen re di Germania, sedette sul trono del Sacro Romano Impero dal 1211 al 1250. Con il nome di Federico I fu anche re di Sicilia dal 1198 al 1250. Federico nacque da Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, e da Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II il Normanno, a Jesi, nella Marca Anconetana mentre l'imperatrice stava raggiungendo il marito a Palermo, incoronato appena il giorno prima Re di Sicilia.
Il suo impero fu spesso in guerra con lo Stato Pontificio: Federico fu per ben tre volte scomunicato. Il Papa Gregorio IX arrivò perfino a definirlo l'Anticristo e fu questo, forse, a introdurre dopo la sua morte la leggenda di una profezia secondo cui sarebbe ritornato dopo 1000 anni. Federico fu definito l'Anticristo anche in virtù di una leggenda medievale che sosteneva che l'Anticristo sarebbe nato da una vecchia monaca. Infatti, Costanza d'Altavilla aveva 40 anni quando partorì Federico e, prima del matrimonio, contratto all'età di 32 anni, aveva
vissuto in un convento. Data l'età avanzata, molti non credevano alla gravidanza di Costanza. Per questo motivo fu allestito un baldacchino al centro della piazza di Jesi, dove Costanza partorì pubblicamente, al fine di fugare ogni dubbio sulla nascita del futuro imperatore.
L'imperatore poliglotta
Fra il 1197 ed il 1198 muoiono Enrico VI e Costanza, lasciando orfano il piccolo Federico di appena quattro anni,
che cresce a Foligno (PG) sotto la tutela del papa Innocenzo III. Federico fu quindi re di Sicilia all'età di quattro anni sotto la reggenza del Papa, ed il giorno del suo quattordicesimo compleanno (26 dicembre 1208) si autoproclamò maggiorenne assumendo immediatamente l'effettiva responsabilità del regno.
Ottone IV di Germania era stato eletto imperatore del Sacro Romano Impero nel 1209. Federico era stato invece eletto imperatore da una fazione ribelle sostenuta da Innocenzo III nel 1211 alla Dieta di Norimberga, ma questo fu un onore vuoto fino al 27 luglio 1214 quando nella battaglia di Bouvines Filippo Augusto re di Francia, alleato di Federico, sbaraglia Ottone IV alleato degli Inglesi. Da questa battaglia gli storici fanno datare l'unità nazionale francese.
Si dice che Federico conoscesse ben nove lingue e che fu un governante molto moderno per i suoi tempi, visto che favorì la scienza e professava punti di vista piuttosto avanzati in economia. Abolì i monopoli di Stato, i dazi interni ed i freni alle importazioni all'interno del suo impero.
Lo Stupor Mundi
Federico fu chiamato ai suoi tempi Stupor Mundi (Meraviglia del Mondo) e Puer Apuliae, (Fanciullo della Puglia). La sua inestinguibile curiosità lo portò ad approfondire la filosofia, l'astrologia (consigliere molto ascoltato fu l'astrologo Guido Bonatti), la matematica (ebbe corrispondenza e fu in amicizia con il matematico pisano Leonardo Fibonacci, scopritore della famosa successione numerica che porta il suo nome), l'algebra, la medicina e le scienze naturali; scrisse anche un libro, un manuale sull'arte della falconeria (De arte venandi cum avibus, L'arte della caccia con gli uccelli), di cui molte copie illustrate nel XIII e XIV secolo ancora sopravvivono; sotto questo aspetto segnò una tappa fondamentale nella storia della scienza sperimentale moderna. Contribuì ad innovare la letteratura italiana ed in questo senso ebbe importanza fondamentale la Scuola siciliana che ingentilì il volgare siculo-pugliese con il provenzale dei trovatori che frequentavano la sua corte, e costituendo la base - poi arricchita dalla parlata toscana - che portò alla lingua della Divina Commedia.
La partecipazione alle crociate e la scomunica di Gregorio IX
Nel 1227 il 9 settembre, pressato da Papa Gregorio IX, parte per la sesta Crociata malgrado una terribile pestilenza che falcidia i suoi crociati. Naturalmente è costretto a rientrare e viene scomunicato il 29 dello stesso mese.
Il 28 giugno 1228 è di nuovo in partenza da Brindisi per la sesta Crociata: questa volta Federico ottiene il successo grazie ad un accordo con il Sultano ayyubide al-Malik al-Kamil, nipote di Saladino, e si incorona re di Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro il 18 marzo 1229. Questo traguardo conquistato senza armi e senza partecipazione della Chiesa ai relativi onori, fu accolta molto male dal Papa Gregorio IX. Da questi eventi ebbe origine la lunga e dura lotta fra Federico ed il Papa (ed il suo successore Innocenzo IV). In questa diatriba si inserirono presto le città della Lega Lombarda e da qui riprese la secolare divisione fra Guelfi (Lega Lombarda, alleati del Papa) e Ghibellini (dalla parte dell'Imperatore): fra le famiglie più fedeli alla scelta ghibellina vanno ricordati gli Ordelaffi, signori di Forlì, città che Federico ricompensò per gli aiuti che ne ebbe con la concessione di notevoli privilegi, nonché dell'aquila imperiale nello stemma.
L'attività legislativa
Federico aveva già in passato emanato numerose leggi: a Capua nel 1220, a Messina nel 1221, a Melfi nel 1224, a Siracusa nel 1227 e a San Germano nel 1229, ma soltanto ad agosto del 1231, nel corso di una fastosa cerimonia tenutasi a Melfi, ne promulgò la raccolta organica ed armonizzata secondo le sue direttive, avvalendosi di un gruppo di giuristi quali Roffredo di Benevento, Pier delle Vigne, l'arcivescovo Giacomo di Capua e Andrea Bonello da Barletta. Questo corpo organico preso lungamente a modello come base per la fondazione di uno stato moderno, è passato alla storia col nome di Costituzioni di Melfi o Melfitane anche se il titolo originale Constitutiones Regni Utriusque Siciliae rende più esplicita la volontà di Federico di riorganizzare il suo stato, il Regno di Sicilia: quest'ultimo, infatti, fu ripartito in undici distretti territoriali detti giustizierati, poiché governati da funzionari di propria nomina, i giustizieri, che rispondevano del loro operato in campo amministrativo, penale e religioso ad un loro superiore, il maestro giustiziere, referente diretto dell'imperatore, vertice di questa struttura gerarchica piramidale.
L'Università
Nel 1224, all'età di 30 anni, Federico istituì con editto formale, a Napoli, la prima universitas studiorum statale e laica della storia d'Occidente, in contrapposizione all'ateneo di Bologna, nato come aggregazione di studenti e docenti e poi finito sotto il controllo papale (l'università di Padova, pressoché contemporanea, era invece nata da una costola dell'università di Bologna composta da studenti dissidenti trasferitisi a Vicenza nel 1222 e successivamente istituzionalizzata a Padova). L'università, polarizzata intorno allo studium di diritto e retorica, contribuì all'affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Napoli non era la capitale del Regno, ma Federico la scelse per la sua posizione strategica e il suo già forte ruolo di polo culturale e intellettuale. L'università federiciana, che non ha mai interrotto la sua attività, è stata intitolata al suo fondatore nel 1987, assumendo la denominazione di Università degli studi di Napoli "Federico II", allorché iniziarono i lavori per l'istituzione della Seconda università degli studi di Napoli, dallo scorporo della prima facoltà di Medicina e chirurgia della prima, decretata nel 1989 e attuata nel 1991.
La morte a Castel Fiorentino
La profezia che una volta fu fatta all'Imperatore Federico II riguardava la sua morte in un paese contenente la parola "fiore". Per questo Federico II evitò di frequentare Florentia (Firenze), ma non sapeva che nell'agro di Torremaggiore(Strada Provinciale San Severo-Castelnuovo della Daunia) si ergeva un borgo di origine bizantina; le sue rovine, affioranti da una collina detta dello Sterparone (mt. 205), ancora testimoniano la presenza di alcuni locali, di una torre di avvistamento e della Domus (palazzo nobiliare), all'interno della quale morì Federico il 13 dicembre 1250. Si noti che la tale collina ricorda molto, per orientamento e "stile" quella di Lucera (in cui aveva un vero e proprio castello, la zecca, e dove mise i saraceni che facevano parte della sua guardia privata). In quel luogo ebbe fine la sua vita, in qualche modo realizzando la profezia iniziale che sempre lo accompagnò. Inutile aggiungere che l'Imperatore non sapeva che quel borgo si chiamava Castel Fiorentino.
Federico cadde probabilmente vittima di un'infezione intestinale dovuta a malattie trascurate, durante un soggiorno in Puglia. Le sue condizioni apparvero immediatamente gravi, tanto che si rinunciò a portarlo nel più fornito Palatium di Foggia, e la corte dovette riparare appunto a Castel Fiorentino.
La stessa leggenda racconta pure che, secondo la profezia, egli non solo sarebbe morto appunto sub flore, ma anche nei pressi di una porta di ferro. Secondo la tradizione, Federico, riavutosi leggermente dal torpore, chiese alle guardie che lo vegliavano dove si trovasse e dove portasse una porta chiusa che stava vedendo dal proprio letto. Quando la guardia gli rispose che si trovava a Castel Fiorentino e che quella porta, murata dall'altra parte, non era che un vecchio portone di ferro, l'imperatore sospirò: "Ecco che è giunta dunque la mia ora", e entrò in agonia.
Leggende a parte, cronisti raccontano che gli furono servite, durante la degenza, pere cotte. I medici avevano diagnosticato infatti un attacco di dissenteria. Federico non era nuovo a questi malanni e a tali rimedi, più volte si era fatto confezionare dai suoi medici arabi marmellate curative e foglie di violetta candite (ne parla una lettera rivolta a Pier delle Vigne, il suo Protonotaro).
L'imperatore, sentendosi in punto di morte, volle indossare il saio cistercense e dettare così le sue ultime volontà nelle poche ore di lucidità. La sua fine fu rapida e sorprese i contemporanei, tanto che alcuni cronisti anti imperiali diedero adito alla voce, storicamente infondata, secondo cui l'imperatore era stato ucciso da Manfredi, il figlio illegittimo che in effetti gli successe in Sicilia. Una miniatura raffigura persino il principe mentre soffoca col cuscino il padre morente.
La salma di Federico fu sommariamente imbalsamata, esposta per qualche giorno e trasportata a Palermo, per essere tumulata nel Duomo, entro il sepolcro di porfido, pietra regale, come voleva la tradizione normanno-sveva, accanto alla madre Costanza d'Altavilla, al padre Enrico VI e al nonno Ruggero II.
Recentemente il sepolcro è stato riaperto. Federico giace sul fondo sotto altre due spoglie (un uomo e una donna). La tomba era stata già ispezionata nel tardo XVIII secolo. Ne risulta che l'imperatore sia stato inumato con il globo dorato, la spada, calzari di seta, una dalmatica ricamata con iscrizioni cufiche, e una corona a cuffia. Il corpo, nel Settecento, era mummificato e in buone condizioni di conservazione.